Cosa significa essere cristiani?

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

23 settembre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 8,19-21 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, 19andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica»


Che cosa significa essere cristiani? Andare a messa la domenica? Partecipare ad alcuni atti di culto e, forse, dedicare qualche ora alla settimana ad “opere religiose” (opere di carità, catechesi, ecc.)? Poi, per il resto la nostra vita scorre come quella di tutti gli altri esseri umani. Ѐ tutto qui? 

I tre versetti del vangelo di Luca che ci accompagnano in questa giornata ci interrogano. Chi sono la madre e i fratelli di Gesù? Per tre volte in tre versetti Luca parla di “madre e fratelli”; la prima volta è il narratore che presenta la madre e i fratelli di Gesù che non riescono ad avvicinarsi a causa della folla; la seconda volta viene annunciato a Gesù che sua madre e i suoi fratelli vogliono vederlo; e infine è Gesù stesso a definire chi sono sua madre e i suoi fratelli: “quelli che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”. 

All’inizio del racconto si dice che la madre e i fratelli stanno “fuori”; forse è da intendere non soltanto come un’indicazione di luogo. Si può desiderare di vedere Gesù ma anche Erode cercava di vederlo (cf. Lc 9,9) e sperava di vedere soprattutto qualche segno da parte sua (cf. Lc 23,8). Anche la folla si raduna numerosa da ogni parte e cerca di vederlo. Tanti, ieri come oggi, mostrano un certo interesse per la figura di Gesù, ma se non c’è l’ascolto e la pratica che segue l’ascolto, si resta “fuori” da un legame di intimità con Gesù. Si può restare cristiani di nome, partecipare alle liturgie senza che nulla cambi nella nostra vita.

Maria è diventata madre perché ha accolto la parola che le era stata rivolta dichiarandosi “Ecco la serva del Signore: avvenga di me secondo la sua parola” (Lc 1,38); Elisabetta la proclamerà beata perché ha creduto all’adempimento di ciò che il Signore le aveva detto (Lc 1,45); Gesù ribatterà alla donna che diceva: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato” dichiarando “beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Lc 11,27-28). Maria fa sue le parole del popolo di Israele al momento dell’alleanza: “Quanto ha detto il Signore lo faremo e lo ascolteremo” (Es 24,7); ha ascoltato, ha custodito nel cuore la parola anche quando non capiva tutto (cf. Lc 2,51). Come Maria possiamo diventare madre di Gesù: se mettiamo in pratica la parola di Dio, se lasciamo che il nostro modo di pensare, di vedere la vita, di agire nel quotidiano, nelle nostre umane relazioni sia trasformato dalla Parola di Dio, allora siamo fratelli e sorelle di Gesù. 

Due brevi testi tratti dalle omelie di Giovanni Crisostomo (†407), vescovo di Costantinopoli e padre della chiesa, ci possono aiutare a comprendere in profondità il passo del vangelo di Luca. Dice Crisostomo: “Quando i non-credenti vedono che anche noi desideriamo quello che loro desiderano e che aspiriamo alle stesse cose, e cioè comandare ed essere onorati, come potranno ammirare il cristianesimo? Ammiriamo le ricchezze quanto loro, anzi molto di più; aspiriamo al pari di loro alla gloria e al potere, ci tormentiamo per l’amore per il denaro e non ci lasciamo sfuggire nessuna occasione per procurarcelo. Da che cosa potrebbero essere spinti a credere? Dal rapporto con noi? Ma è disastroso. Dall’amore? Ma non se ne vede alcuna traccia!” (Omelie sulla Prima lettera a Timoteo 10,3). 

E in un’altra omelia: “Noi diciamo che abbiamo ascoltato Cristo e che crediamo in ciò che egli ha promesso. Ma i non credenti ribattono: ‘Mostratelo con le opere. La vostra vita, infatti, testimonia il contrario, ovvero che non credete’” (Omelie sugli Atti degli apostoli 47,3).

sorella Lisa