Dono senza riserve

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

25 settembre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 9,7-17 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, 7il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti riguardanti Gesù e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», 8altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». 9Ma Erode diceva: «Giovanni, l'ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. 10Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. 11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. 
12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C'erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.


Il vangelo di oggi segue l’invio in missione dei dodici apostoli e inizia con l’inserzione di un riferimento a Erode che è incuriosito da quanto sente dire a proposito di Gesù e si domanda perplesso:  “Chi è dunque costui ?” (v. 9).

È la domanda che percorre tutto il vangelo e che poco dopo Gesù stesso rivolge ai suoi discepoli e a cui risponde Pietro, con una vera e propria “confessione di fede”  (cf. Lc 9,20-21). La domanda che è rivolta a noi ogni volta che ascoltiamo “la buona notizia del Regno” e leggiamo segni che l’accompagnano, compresa la moltiplicazione dei pani, l’unico miracolo di Gesù presente in tutti e quattro i vangeli.

Al ritorno dei dodici dalla missione Gesù li accompagna in un luogo solitario, per un tempo di ristoro e pace, ma anche un tempo di dialogo, scambio: i discepoli raccontano cosa hanno fatto. Tuttavia la folla non dà loro tregua e li raggiunge. Lungi da segni di impazienza o fastidio Gesù la accoglie, rivolge loro l’annuncio del Regno e si prende cura di loro. E in risposta alla proposta dei discepoli che al giungere della sera vorrebbero congedare la folla, Gesù li invita a fare la stessa cosa. 

“Voi stessi date loro da mangiare” (v. 13): ovvero, anche voi prendetevi cura di loro, impegnando voi stessi, quello che avete, anche se solo cinque pani e due pesci. Lasciate da parte la modalità abituale basata sul comperare, sul dato meramente economico. Ci sono altre vie che nascono dal mettere in gioco voi stessi fino a giungere, è una lettura possibile, a dare voi stessi come cibo… Una prospettiva forte, estrema che sarà il gesto con cui Gesù porta a compimento la sua esistenza terrena: il dono del suo corpo nel pane dell’ultima cena.

Il giungere della sera, la parola di benedizione e lo spezzare il pane rimandano infatti a quell’episodio che Gesù vive con i suoi discepoli prima della passione. E anche all’episodio dei due discepoli di Emmaus dopo la resurrezione. Un pane benedetto e spezzato rimane il segno della sua presenza, dono fatto a ciascuno di noi perché possiamo giungere a fare lo stesso. Il dono senza riserve diviene capace di saziare i bisogni di vita e di cura di chi è è accanto a noi. E ne rimane ancora, perché il dono si moltiplica in abbondanza e ci lascia di più di quanto abbiamo dato.

Nel racconto Gesù invita i discepoli a far disporre le persone per terra a gruppi di cinquanta, in quel luogo che è deserto. Una reminescenza dell’esodo dall’Egitto, ma adesso il popolo non è più in piedi, con i fianchi cinti, le lucerne accese, pronto al viaggio e perciò nella necessità di mangiare in fretta… Ora sono adagiati per terra come in un banchetto festoso, c’è tempo, c’è pace. Gesù trasmette anche a quella folla tumultuosa il ristoro di un luogo in disparte insieme a lui. 

E in quella folla possiamo vedere ciascuno di noi, con le nostre domande, i nostri desideri di guarire da ciò che vediamo malato in noi, la nostra inquietudine. Gesù ci accoglie, sempre, ci rivolge una parola, ci dona il pane della sua parola e del suo corpo. A noi di fermarci e accogliere questo grande dono.

fratel Marco